Perché abbiamo dissipato la dote che gli dei ci hanno assegnato quando ci hanno fatto dono della vita, una dote fatta di virtù e di qualità.
In alcuni casi questa dote non è andata del tutto perduta, ma è finita in qualche mansarda o cantina, a prendere polvere e a ingiallire.
Altre volte invece è andata perduta per sempre.
Allora la vita si trasforma in una condanna ai lavori forzati, ai quali ci si reca ogni giorno, in catene, passando in mezzo a campi e paesi, le cose belle del mondo, senza poterne godere.
Per alcuni la pena sarà più breve: per quelli che confessate le proprie colpe daranno prova di ravvedimento e di buona condotta.
Per altri sarà più lunga e fino all'ergastolo, per la loro incapacità di ravvedersi, che sia dovuta a stupidità o ad ostinazione.
Temo che questo sia il mio caso.
E questa è la vera infelicità, che non va confusa con la condizione di quanti dagli dei una dote non l'hanno avuta e che a ragione possono forse sperare in una futura ricompensa o meglio, in un qualche indennizzo.