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Un Re



Un Re. La nobiltà d’animo. Cosa significa “un’anima pura”? E poi la saggezza! A cosa serve la saggezza? A non soffrire forse? E’ forse meglio questo non sentire? Cosa non darei per un poco di passione!? Di quelle passioni che muovono tutte le cose, che rompono, che fracassano e che poi ci si pente ma è troppo tardi. Quand’è che sono morto? Non saprei dire. Tristem neminem fecit. A parte me stesso. Naturalmente. Tu credevi di avermi in pugno Vita! “Ecco, prendi, guarda, ma un giorno mi riprenderò tutto! Ti prenderò tutto!” pensavi. Ed io te lo leggevo in faccia, in quel sorriso furbino da puttanella. E invece ti ho fregata. L’hai data a tutti la tua gioia ma io non so che farmene di un letto sfatto e del tuo calore, dei tuoi giochi puerili e dei tuoi inganni. Nelle giornate d’estate provo, è vero, un qualche fastidio. E la Primavera non mi porta altro che allergia. Ma l’autunno, con le sue foglie che cadono, e l’Inverno, ah, l’Inverno! Col suo gelo, i suoi cieli grigi, la gente che scappa di qua e di là. Non mi puoi soffrire Vita e ti sei dimenticata di me. Mi hai voltato le spalle, offesa. E ciò che agli altri doni io me lo guadagno, giorno per giorno. E quando apro la mia porta sulle strade del mondo passo tra la gente come un fantasma. I tuoi schiavi. Gli schiavi d’amore che s’affrettano inquieti e solleciti nel tuo labirinto incantato come tanti insetti in una tela di ragno. Non è giusto, lo so, hai ragione. Che cos’è stato? Ho avuto paura. Eri troppo bella per me. Ho avuto paura di perderti e non ho avuto paura di lasciarti. Soffrivo all’idea che ti avrei perduto e potevo essere il tuo re. Ho scelto d’essere il re di me stesso. Se solo sapessi cosa farmene!
Ho riconosciuto le tue orme e non ho lasciato tracce.